Stufo per l’inattività ho fatto La pazzia con la L maiuscola, infatti, sono andato a pescare al lago la Sirenetta di Savigliano. Complice una giornata meravigliosa, mi sono detto: “non sarà il massimo, ma mi aiuterà ha togliere della ruggine dai miei movimenti (quelli della pesca a mosca – ndr).
Risultato, non è stato il massimo, come previsto, infatti anche se il lago è sempre bellissimo, curato, ci sono addirittura le tartarughe, è frequentato, purtroppo, dai
classici torinesi con famigliole al seguito che come arrivano senti urlare “Angelo!! Ci sei anche tu Angelo!!” il tutto in tipico accento calabrotorinese. Comunque, io sono un testardo, è decido di pescare ugualmente (6,00 € per il NO KILL e si può comunque trattenere un capo, se lo prendi, si intende, ed io non l’ho preso), così mi metto alla ricerca di un posto tranquillo che non mi faccia sentire di essere a pesca con “Franco ooo Franco” di Zelig e monto le mie due canne: una per la pesca con lo streamer (coda affondante) e l’altra per la pesca a secca o sommersa di superficie. Sono le 12,30 e vedo, nella zona dei merenderi, che c’ è un collega, pescatore a mosca , evidentemente molto più bravo di me, che stava facendo catture su catture pescando con lo streamer e facendo il lancio roller. Tutto ciò mi fa ben sperare, infatti, se le trote ci sono lì dove c’è un casino bestiale calabrotorinesi (le trote iridee sono di origine americana e quindi non dovrebbero avere particolare affinità con sta gente, ma si vede che la globalizzazione ha colpito anche loro), qui dove sono io nella tranquillità più assoluta sicuramente non dovrei aver problemi anche se non riesco a fare il lancio roller e quindi il mio campo di pesca è fortemente limitato. Terminato il montaggio delle canne faccio quindi una decina di lanci con lo streamer, ma subito mi accorgo di una cosa “che palle è noiosissimo”, invece noto che nel sottosponda ci sono moltissimi cavedani che nuotano allegramente in superficie ed ogni tanto bollano su piccole mosche scure. La mia risposta non si fa attendere, metto da parete la canna con coda affondante e prendo quella preparata per pescare a secca, cerco nella scatoletta delle moschine più piccole che ho è provo a tentarli con una Valtellina in cdc grigio scura. Dopo qualche lancio e parecchi rifiuti, cambio e prendo una moschetta con corpo chiaro, ali ed hacles scuri montata su un amo del 20 e dopo due lanci strike ecco un bel cavedanello. Ho continuato con la stessa mosca ancora per poco, ma non ci sono stati altri attacchi, così ho deciso di spostarmi, anche sotto la spinta dei merenderi che stavano avanzando come una marea di unni grassi ed incazzati. Ora mi trovo nell’angolo più remoto del laghetto che prima era occupato da un gruppetto di slavi a torsonudo che bevevano birra e qualche trota l’hanno anche presa (a fondo). Anche qui stessa procedura: qualche lancio con lo streamer, ma che non ha dato risultati, tranne un inseguimento di una iridea sino sotto i miei piedi, ma poi più nulla, così torno a cercare di fregare i cavedani, ma si alza una certa arietta proprio contro di me che non facilita né il lancio né la visibilità della mosca sull’acqua in mezzo al fogliame ed allo sporco che il vento trasporta. Dopo tanto trigare ecco ancora un cavedano attaccare la mia mosca ed essere salpato e liberato senza perdere tempo. Sono quasi le 15.00 ed arriva un gruppo di non saprei dire cosa, formato da 20 persone sulla quarantina di anni che si tolgono le magliette ed iniziano a correre dietro un allenatore in mezzo agli alberi e poi, una volta fermi, incominciano degli esercizi simili ad un addestramento per il combattimento con tanto di “Uhh” urlato ad ogni colpo, virtualmente, assestato. Sono senza parole, mancano solo più i claun che si allenano è gli scemi ci sono tutti, così decido che è arrivato il tempo di andarmene e tornare da mia moglie ed il mio cane che sono a casa ad aspettarmi (il marito crede sempre questo!). Prima di riconsegnare il mio tagliando alla padrona del lago, simpaticissima come sempre, mi è ancora toccato sentire una ragazza torinese dire al fidanzato che stava salpando una trota “poverina non ucciderla, mi fa pena” ed allora dico io, tra me e me, “ma che cazzo ci siete venuti a fare in un laghetto di pesca sportiva??” bah? Dilemmi della vita.
Morale: anche se la voglia di pescare ti sembra troppo grande per poterla sopprimere non andare MAI in un laghetto a pagamento al sabato pomeriggio, meglio attendere che le acque dei nostri meravigliosi e SOLITARI torrenti della provincia ritornino chete e pescabili.
Risultato, non è stato il massimo, come previsto, infatti anche se il lago è sempre bellissimo, curato, ci sono addirittura le tartarughe, è frequentato, purtroppo, dai
classici torinesi con famigliole al seguito che come arrivano senti urlare “Angelo!! Ci sei anche tu Angelo!!” il tutto in tipico accento calabrotorinese. Comunque, io sono un testardo, è decido di pescare ugualmente (6,00 € per il NO KILL e si può comunque trattenere un capo, se lo prendi, si intende, ed io non l’ho preso), così mi metto alla ricerca di un posto tranquillo che non mi faccia sentire di essere a pesca con “Franco ooo Franco” di Zelig e monto le mie due canne: una per la pesca con lo streamer (coda affondante) e l’altra per la pesca a secca o sommersa di superficie. Sono le 12,30 e vedo, nella zona dei merenderi, che c’ è un collega, pescatore a mosca , evidentemente molto più bravo di me, che stava facendo catture su catture pescando con lo streamer e facendo il lancio roller. Tutto ciò mi fa ben sperare, infatti, se le trote ci sono lì dove c’è un casino bestiale calabrotorinesi (le trote iridee sono di origine americana e quindi non dovrebbero avere particolare affinità con sta gente, ma si vede che la globalizzazione ha colpito anche loro), qui dove sono io nella tranquillità più assoluta sicuramente non dovrei aver problemi anche se non riesco a fare il lancio roller e quindi il mio campo di pesca è fortemente limitato. Terminato il montaggio delle canne faccio quindi una decina di lanci con lo streamer, ma subito mi accorgo di una cosa “che palle è noiosissimo”, invece noto che nel sottosponda ci sono moltissimi cavedani che nuotano allegramente in superficie ed ogni tanto bollano su piccole mosche scure. La mia risposta non si fa attendere, metto da parete la canna con coda affondante e prendo quella preparata per pescare a secca, cerco nella scatoletta delle moschine più piccole che ho è provo a tentarli con una Valtellina in cdc grigio scura. Dopo qualche lancio e parecchi rifiuti, cambio e prendo una moschetta con corpo chiaro, ali ed hacles scuri montata su un amo del 20 e dopo due lanci strike ecco un bel cavedanello. Ho continuato con la stessa mosca ancora per poco, ma non ci sono stati altri attacchi, così ho deciso di spostarmi, anche sotto la spinta dei merenderi che stavano avanzando come una marea di unni grassi ed incazzati. Ora mi trovo nell’angolo più remoto del laghetto che prima era occupato da un gruppetto di slavi a torsonudo che bevevano birra e qualche trota l’hanno anche presa (a fondo). Anche qui stessa procedura: qualche lancio con lo streamer, ma che non ha dato risultati, tranne un inseguimento di una iridea sino sotto i miei piedi, ma poi più nulla, così torno a cercare di fregare i cavedani, ma si alza una certa arietta proprio contro di me che non facilita né il lancio né la visibilità della mosca sull’acqua in mezzo al fogliame ed allo sporco che il vento trasporta. Dopo tanto trigare ecco ancora un cavedano attaccare la mia mosca ed essere salpato e liberato senza perdere tempo. Sono quasi le 15.00 ed arriva un gruppo di non saprei dire cosa, formato da 20 persone sulla quarantina di anni che si tolgono le magliette ed iniziano a correre dietro un allenatore in mezzo agli alberi e poi, una volta fermi, incominciano degli esercizi simili ad un addestramento per il combattimento con tanto di “Uhh” urlato ad ogni colpo, virtualmente, assestato. Sono senza parole, mancano solo più i claun che si allenano è gli scemi ci sono tutti, così decido che è arrivato il tempo di andarmene e tornare da mia moglie ed il mio cane che sono a casa ad aspettarmi (il marito crede sempre questo!). Prima di riconsegnare il mio tagliando alla padrona del lago, simpaticissima come sempre, mi è ancora toccato sentire una ragazza torinese dire al fidanzato che stava salpando una trota “poverina non ucciderla, mi fa pena” ed allora dico io, tra me e me, “ma che cazzo ci siete venuti a fare in un laghetto di pesca sportiva??” bah? Dilemmi della vita.
Morale: anche se la voglia di pescare ti sembra troppo grande per poterla sopprimere non andare MAI in un laghetto a pagamento al sabato pomeriggio, meglio attendere che le acque dei nostri meravigliosi e SOLITARI torrenti della provincia ritornino chete e pescabili.